Biografia
Parte Prima – CASA – FAMIGLIA – PATRIA
Ferdinando Urli nacque a Steierdorf – Austria (oggi Romania) – il 21/09/1893. La famiglia, con il padre Giovanni-Battista, la madre Mentil Rosa e le sorelle Luigia e Margherita, al rientro dai luoghi di lavoro del padre, abitarono nella casa costruita dal nonno Urli Antonio su un terreno, adiacente la ferrovia in località Setteponti, che il comune di Magnano in Riviera vendette loro nel 1859. La casa, rasa al suolo dal terremoto del 1976, non fu ricostruita. Il giorno 28 maggio 1913 Ferdinando Urli, orfano del padre, è uno fra i tanti giovani chiamati alla visita di leva della classe 1893 del Distretto Militare di Sacile, iscritto del comune di Magnano in Riviera (mandamento di Tarcento – Circondario di Udine) e residente a Magnano in Riviera (n. Matricola 38754).
Ventunenne, studente di Teologia al Seminario di Udine, aveva conseguito la licenza ginnasiale e stava per ottenere quella liceale, quando venne chiamato alle armi. Giunto al Distretto Militare di Sacile il 20 febbraio 1915, venne arruolato nell’8° Reggimento Alpini (motto: “O là … o rompi”) ed assegnato al Battaglione “Val Natisone” (motto: “Sburte Nadison)”.
Parte seconda – DA SOLDATO DEL “VAL NATISONE” AD ASPIRANTE UFFICIALE
BATTESIMO DEL FUOCO – GIURAMENTO
Anno 1915 – Permanenza in linea: ALTO ISONZO (LAZE, M.te JEZA, CAPORETTO, DREZENCA, KOZLIAC, M.te NERO)
Il 23 maggio 1915, quando venne diffusa la notizia della dichiarazione di guerra, l’Alpino Ferdinando Urli si trovava in forza nella 220° Compagnia con il sergente Andrea Barbetti di Tarcento (UD) ed altri, in territorio dichiarato in stato di guerra. Fu uno dei pochi che potevano dire di aver varcato la frontiera proprio in quel giorno, rimanendo quasi sempre al fronte. In questi luoghi Ferdinando Urli ricevette il battesimo del fuoco; in questi luoghi fu promosso Sottotenente (26 settembre 1915) ed il 10 gennaio 1916 in località La Kraju prestò quel giuramento di fedeltà che onorò fino al supremo sacrificio.
Egli altamente amò questi monti, così esprimendosi:
“19 ottobre 1915 … oggi siamo alla vigilia di un attacco generale, attacco che sarà difficile e sanguinoso … mi trovo su una delle punte del Wrsic, prolungamento del Monte Nero, verso Plezzo … eppure, ti dico il vero che, se dovessi scegliere la mia tomba, la sceglierei appunto fra queste creste orribili e desolate: in mezzo a questo mare di montagne, si sente più vicino il cielo!”
Ed ancora:
“12 febbraio 1916 … conserva memoria di me. Anche la morte sarà più lieve se potrò pensare che sulla mia povera salma, sepolta tra queste vette nevose, aleggeranno le preghiere ed i ricordi di un amico. Un bacio … l’ultimo?”
Lettere dirette al suo conterraneo ed amico di studi e d’armi, l’Alpino don Roberto Merluzzi, della frazione di Bueriis, lui pure del Battaglione “Val Natisone” che così narra:
” la prima fucileria, della mezzanotte dal 23 al 24 maggio 1915, ci aveva fatti fremere, sul confine di Ravna al Monte Kolovrat; poi venne Tolmino … poi fu Kozliak …”
In questo periodo si trova a Laze (24 maggio) in riserva del gruppo Alpini (A) che opera sulla dorsale – Monte Kuk – Monte Jeza; il 29 maggio si trasferisce a Caporetto ed il 31 a Drezenca, da dove, il 2 giugno, passa a rinforzo del Battaglione “Exilles” fortemente impegnato a q. 1602 di Kozliak. In quello stesso giorno, scomparve in combattimento sul Monte Nero il compaesano Alpino Urli Alfonso classe 1892 dell’8° Reggimento Alpini. Il giorno 28 giugno si trova ai piedi del Monte Nero concorrendo nei giorni dal 20 luglio al 22 luglio con azioni dimostrative di fuoco, all’operazione svolta da altri battaglioni alpini dei gruppi A e B, ma il suo capitano lo volle nel plotone Allievi Ufficiali.
Parte terza – UFFICIALE DEL BATTAGLIONE “AOSTA”
Anno 1915 – Permanenza in linea: ALTO ISONZO ( M.te VRISIC, Q.ta 127, Vallone ZA KRAJU, Vallone SLATENIK)
Il 26 settembre l’alpino Ferdinando Urli è promosso Sottotenente e destinato al 4° Alpini (motto “In adversa ultra adversa”) Battaglione “Aosta” (motto: “Ch’a cousta l’on ch’a cousta viva l’Aousta”) 41° Compagnia e scrive:
“… domani probabilmente partiamo e posdomani, forse con la pancia per aria, ossia le scarpe al sole…”
Mentre il “Val Natisone”, il 28 settembre, inizia l’operazione per la conquista del Vodil ed il giorno 29 lancia i suoi reparti contro le postazioni nemiche, il sottotenente Urli raggiunge la sua nuova destinazione nel settore di Vrsic, q.ta 1270, Vallone Za Kraju, Vallone Slatenik. Il 7 ottobre scrive all’amico Merluzzi:
“… la posizione ove mi trovo col plotone è quanto mai critica … siamo in un boschetto di quattro alberi tutti spennacchiati, foracchiati, schiantati dalle granate, isolati dagli altri, obbligati alla massima immobilità. Gli austriaci, dall’alto, rotolano sassi, gettano bombe, fanno scoppiare fogate petriere, razzi illuminanti tutta la notte, fucileria e mitragliatrici da tre parti; eppure non stati capaci di snidarci, benché siamo in 12 …”
Ed ancora due giorni più tardi:
“… chi sà se ci rivedremo? Qui si fa una guerra da briganti. Appena si vede una testa, una schioppettata. Addio o arrivederci, secondo i casi.”
Anno 1916 – DAL VRISIC (ALTO ISONZO) ALL’ADAMELLO
Permanenza in linea – M.te VRISIC, Vallone ZAKRAIU, Vallone SLATENIK, Zona dello STELVIO, Zona dell’ADAMELLO.
Il sottotenente Urli, rinuncia al grado di Aiutante Maggiore e scrive:
“Tutti (compreso il Maggiore) hanno trovato bizzarra ed incomprensibile la mia rinuncia …”
Il 1 maggio venne nominato Ufficiale Zappatore del Battaglione: nome non accattivante, ma la carica, di nuova creazione, è delicata ed importante.
Il 5 maggio si trasferisce, con il Battaglione, dalla Val Braulio in Val Camonica ed il giorno 10 occupa, sull’Adamello, la linea Crozzon di Forgorida, passo e Crozzon di Lares, passo del Cavento.
Dall’11 maggio in poi l'”Aosta” concorre alle operazioni svolte sui ghiacciai dell’Adamello e si afferma sulla Cresta del Crozzon del Diavolo.
Il 17 attacca il costone Belvedere (q.ta 2421) occupandolo.
Alfredo Patroni di Genova (già capitano combattente e conquistatore della vetta del Crozzon di Forgorida) annota:
“… nonostante il nemico fosse attaccato dalle ali italiane (Crozzon di Forgorida e Lares), il nemico resisteva sempre tenacemente ai passi, zeppi di morti. Alle ore 18 del 14 maggio, il Battaglione “Aosta” al comando del maggiore Testa-Fochi, muove all’assalto. Il generale Carlo Giordana è in testa, Urli è primissimo! Gli austriaci sono sbaragliati, la battaglia è definitivamente perduta. Lo aveva predetto il generale Fischer …”
Nell’ordine del giorno, lanciato dopo la battaglia, dal comandante la Quinta Divisione si trova il seguente encomio:
“… la vostra impresa non ha precedenti negli annali della storia. Voi avete cancellato dal vocabolario alpino la parola impossibile …”
Anno 1916 – L’OCCUPAZIONE DEL CROZZON DEL DIAVOLO
Permanenza in linea – dall’ADAMELLO al MONTE ALTISSIMO di NAGO
L’occupazione e l’affermazione sulla cresta del Crozzon del Diavolo, sono descritte da Url in due lettere una inviata all’amico don Roberto Merluzzi e l’altra all’Ufficiale dell’8° Reggimento Simiz Giuseppe, documenti che, uniti alle testimonianze dei superstiti dell'”Aosta”, attestano la verità completa ed oggettiva dei fatti come descritti da Urli.
Umberto Balestreri attesta che l’occupazione avvenne il 12 maggio, mentre il Ten.Col. Luigi Sebregondi ed il Gen. Alberto Cavaciocchi precisano essere il giorno 13 maggio. Il Bollettino del Quartier Generale, relativo alla conquista, è del 15 maggio e si riferisce all’azione del Ten. Urli.
Il testo integrale della precisata lettera è il seguente:
“Tre Battaglioni Alpini che c’erano stati prima di noi, avevano, in due riprese, battuti gli austriaci e prese loro parecchie fortissime posizioni: ma gli austriaci ne conservavano altre ben difese, a contatto con le nostre. Toccava al nostro Battaglione fare il resto. Per avere un’idea delle condizioni in cui si doveva combattere, bisognerebbe che ti rievocassi qualche descrizione della vita al Polo Nord. Quando ci guardavamo in faccia, ci mettevamo a ridere: eravamo diventati irriconoscibili. Ciò nonostante ci preparammo ad agire. Prima cosa che facemmo fu di occupare il Crozzon del Diavolo che si trovava a parecchi chilometri più innanzi delle nostre linee, circondato da ogni parte dagli austriaci.
L’incarico lo ebbi io.
Con 10 uomini vestiti di bianco, corde e piccozze; con infinite cautele, ci arrampicammo sulla vetta (oltre 3000 metri); era deserta. Forse gli austriaci la ritenevano inaccessibile e non credevano che noi osassimo avventurarci su una vetta circondata da ogni parte dalle posizioni e dai cannoni nemici. Per il primo giorno scavammo delle buche nella neve e non ci muovemmo. La sera venne la tormenta che ci seppellì nella neve; noi dormimmo egualmente. Quando la mattina chiamai i miei uomini, vidi delle masse informi muoversi sotto la neve, poi qualche mano annaspare, poi una testa e finalmente degli uomini intirizziti incapaci di reggersi in piedi. Era una cosa tragica! Intanto nottetempo avevo fatto venire una mitragliatrice e delle bombe. La posizione era ormai sicura anche con 10 uomini.
Dalla vetta dove stavo, dominavo tutte le postazioni ed i baraccamenti nemici, ch’io prendevo di rovescio e d’infilata e che io presto inondai di piombo. Se avessi visto lo stupore di quei poveri diavoli quando si accorsero che noi stavamo sulla cima! Appena venne notte sgombrarono la linea ed i baraccamenti più avanzati e si ritirarono su una seconda linea. Ma anche questa era presa d’infilata da noi. Coll’eliografo io comunicavo al comando tutte le postazioni ed i movimenti nemici. Il giorno 17 maggio i nostri avanzarono in pieno giorno contro le nuove postazioni austriache. Un cannoncino e la mitragliatrice del Crozzon del Diavolo battevano incessantemente le postazioni nemiche, cosicché nessuno osò alzar la testa e i nostri gli arrivarono addosso quasi senza sparare. Venti furono fatti prigionieri, gli altri fuggirono a grande velocità abbandonando in mani nostre una buona quantità di fucili, munizioni, viveri, materiale vario e perfino riso nelle pentole … Peccato che noi fossimo quasi nell’impossibilità di essere riforniti dai nostri, ci voleva addirittura una giornata di cammino attraverso i ghiacciai. Così conquistammo la maggior parte dei ghiacciai dell’Adamello e la testata di val Genova. Intanto venne l’ordine di cedere il posto ad un altro Battaglione che doveva rafforzare la posizione. Noi sperammo riposo: invece non ci diedero nemmeno il tempo di respirare e ci spedirono sull’Altissimo e di qua a Coni Zugna; sotto la famosa 37° Divisione.”
Anno 1916 – ASSALTO ED ESPUGNAZIONE RIDOTTA AVANZATA DEL VECCHIO FORTE AUSTRIACO VERSO ZUGNA TORTA
Permanenza in linea – Malga ZUGNA, COCUZZOLO EST del MATTASSONE, ZUGNA TORTA
Il giorno 9 giugno, l'”Aosta” si porta in trincea a Malga Zugna; il 26, occupa il cocuzzolo est del Mattassone e sferra l’attacco al trincerone di Zugna Torta.
I bollettini di guerra recano:
“Comando Supremo – 27 giugno
In Vallarsa le nostre truppe superarono ieri i forti del Mattassone …”
“Comando Supremo – 28 giugno
Ci impadronimmo di un trincerone nei pressi di Malga Zugna…”
“Comando Supremo – 29 giugno
In Vallarsa i nostri Alpini espugnarono dopo accanita lotta il forte Mattassone …”
Tali fatti sono descritti da Urli come segue:
“… era una bolgia; il bombardamento austriaco era infernale … prendemmo la controffensiva e prendemmo, a viva forza, un trincerone ritenuto inespugnabile, verso Zugna Torta, mentre nello stesso tempo minacciammo di tagliare la ritirata agli austriaci che si trovavano di fianco, in Vallarsa, scendendo verso il Mattassone. In quest’ultima operazione io mi offersi volontario per dare l’assalto a una ridotta nemica avanzata che proteggeva e soprastava agli altri trinceramenti del vecchio forte austriaco. Riuscii a prenderla entrando per primo in trincea facendo, tra l’altro, vari prigionieri transilvani dei paesi cioè dove sono nato io. Si sono arresi proprio a me. T’assicuro che quello fu uno dei momenti più belli della mia vita … Per questo fatto fui proposto per la promozione per merito di guerra, che ha un valore superiore alla medaglia d’argento.”
Ad avvenuta espugnazione, Urli fu promosso da Sottotenente a Tenente con decorrenza 26 giugno 1916, girono del riuscito attacco.
Anno 1916 – PREPARATIVI E OFFENSIVA DEL 10 SETTEMBRE 1916
Permanenza in linea – ALPE COSMAGNON, COSTONE di LORA, PANETTONE BASSO
In agosto, la 41° compagnia dell'”Aosta”, di cui Urli faceva parte, viene inviata verso il costone di Lora, località “Imbuto” dove doveva operare con il “Vicenza” sulla sinistra del 6° gruppo Alpini contro il Panettone Basso. L’attacco ha luogo nel pomeriggio del 10 settembre. Urli, dopo l’azione, scrive:
“Io sempre in … opera! Il giorno 10 settembre, furioso assalto; uno stordimento, un’impazzamento collettivo. Io mi buscai una grossa scheggia di granata che mi fracassò l’elmetto d’acciaio e mi lasciò intontito ma illeso …”.
LA MEDAGLIA DI BRONZO AL V.M.
Per l’esempio dimostrato, per l’incitamento e la riconduzione in linea dei reparti, al Ten. Urli venne conferita la Medaglia di Bronzo al V.M. con la seguente motivazione:
“Ufficiale Zappatore di un Battaglione, durante l’intero svolgimento di una contrastata e sanguinosa azione, fu costante esempio di coraggio e calma, concorrendo efficacemente nell’incitare i reparti all’assalto, nel riordinarli e nel ricondurli arditamente in linea, sotto il violento fuoco nemico di mitragliatrici e bombarde. Roccione Lora (Pasubio) 10 settembre 1916“.
L’OFFENSIVA DELL’OTTOBRE 1916
L’attacco del 9 ottobre in zona “Sette Croci” (v. grafico 1)
La medaglia d’argento al V.M. sul campo
Il 6 ottobre l'”Aosta” è nuovamente sul Pasubio. Una mirabile aureola, scaturente dall’anima e dall’ardimento dell’Eroe (che sbalordì anche il nemico), a noi si affaccia alla lettura di quello che, fatalmente, divenne l’ultimo scritto del Ten. Urli, concernente l’ardito sbalzo del 9 ottobre, verso il cocuzzolo orientale del “Dente Austriaco” che, da parte italiana risulta nominato “Cocuzzolo del Diavolo”. Lo scopo dell’attacco era quello di piazzare, alla vicina quota 2059, cannoni da montagna e battere, con essi, il rovescio delle sovrastanti trincee nemiche. L’operazione, eseguita dal Ten. Urli verso le ore 16 riesce, ma inspiegabilmente, alle ali, nessuna avanzava, cosicché alle 18, il Capitano trasmise ad Urli di retrocedere. Ecco lo scritto inerente l’azione:
“Il giorno 9, dopo un bombardamento di inaudita violenza, assalimmo le posizioni nemiche. Il mio plotone – plotone esploratori – uscito con impeto magnifico, dopo cinque minuti aveva conquistato la prima trincea. Ancora una volta ho visto calcagna del nemico in fuga! Ma purtroppo, alla nostra destra e sinistra nessuno avanzava: le mitragliatrici austriache, ci presero d’infilata e noi correvamo il rischio di rimanere in trappola. Nella speranza, che anche le ali attaccassero, tenni duro e non volli ritirarmi. Gli austriaci non osarono contrattaccare, ma neanche i nostri si muovevano. Io fremevo e piangevo di rabbia. La sera, il capitano mi mandò l’ordine di ritirarmi perché la fanteria non si muoveva più … Feci portar via i nostri morti e i nostri feriti, i fucili ed i tascapani; poi prima di ritirarmi volli prendermi una piccola vendetta, quella di prendere a fucilate una pattuglia nemica che, ingenuamente, credeva di aggiraci. Ora, la battaglia ricomincia; a sinistra del Pasubio le cose sono andate meglio; erano tutti Alpini! Spero di essere più fortunato nel nuovo assalto.”
Per questo fatto d’armi le Autorità hanno conferito al Ten. Ferdinando Urli la medaglia d’Argento al V.M. sul Campo, conferimento sanzionato dal D.L. 7 febbraio 1918 con la seguente motivazione:
“Ricevuto l’ordine, con superbo slancio e magnifico entusiasmo irrompeva, alla testa dei suoi soldati, entro una trincea nemica, giungendovi primo e, da solo, con bombe a mano e con la baionetta, ne cacciava i difensori – Monte Pasubio, 9 ottobre 1916“.
Questa descrizione collima perfettamente con quella degli stessi avvenimenti, rappresentati da parte austriaca. Il “Tenente Urlj” è citato per otto volte nell’opera del Maggior Generale Victor Schemfil: “Die Pasubio Kraempfe 1916-1918”.
L’ATTACCO DEL 17 OTTOBRE AL DENTE AUSTRIACO – ORE 17
Alla pagine 129 e seguenti del citato libro del Gen. Schemfil, è scritto quanto segue:
“Il Battaglione “Aosta” si era appostato presso la selletta dei Denti, avendo alla testa un reparto scelto composto da 50 Alpini e denominato “Drappello della morte” al comando del ten. Urlj; a immediato rincalzo era destinata la 41° Compagnia. Sotto il violentissimo fuoco di sbarramento dell’artiglieria austriaca, e quello d’infilata delle mitragliatrici, il reparto d’assalto s’inerpicò sul Dente; ma sul ciglio giunsero soltanto il ten. Urlj e sette Alpini, perché gli altri caddero uccisi o feriti lungo il pur breve sbalzo. Subito sopraggiunse la 41° Compagnia, alla cui testa cadeva il ten. Fantozzi…”
Nella storia del Battaglione “Aosta” si legge:
“Il nemico non cede il terreno che a prezzo di molto sangue; sopravviene la notte e contrattacca. A mezzanotte Urli e la 41° compagnia lo respingono catturando 35 prigionieri fra cui tre ufficiali.”
I CONTRATTACCHI AUSTRIACI DEL 18 E 19 OTTOBRE 1916
Il giorno 18, il Battaglione resiste ad oltranza ai ripetuti contrattacchi avversari sferrati alle 2.30, 5 e 6.30. Quando cala la sera, il Battaglione è ancora in linea con soli 120 fucili. Tutti gli altri sono morti o feriti. Il Gen. Schemfil a questo punto cita:”… tra questi ultimi c’era anche il Ten. Urlj.” Questa attestazione, interpretata alla lettera, dovrebbe riferirsi al ferimento del Ten. Urli, ma il Gen. Schemfil potrebbe aver inteso riferirne la morte, considerato che in prosieguo nulla più scrive del Ten. Urlj.
Si sa che il Ten. Urli, dal 17 al 19 ottobre 1916, fu ferito due volte, che medicato e fasciato, lacero e sanguinante, ritornò al suo posto di combattimento e che, dopo la tragica notte del 19 ottobre, egli più non ritornò. Partito verso la prova suprema si compì quelli che lui ebbe ad annunciare “In guerra si va per morire.”
Nel diario storico del Battaglione “Aosta” la cronistoria così continua:
“Nella notte tra il 18 e il 19 ottobre gli Austriaci sferrano tre successivi contrattacchi, uno più violento dell’altro, che vengono completamente respinti … verso le ore 3 l’avversario attacca nuovamente con grandi forze, non più alla sinistra soltanto, ma contemporaneamente al centro e alla destra … la lotta si accende furiosa, allorché il centro, occupato da un reparto di fanteria, non sostiene l’urto e si ritira alla selletta fra il Dente e la quota 2200 … i due gruppi alle ali di Alpini cercano di resistere ancora, ma quello di sinistra ormai non ha più mezzi di scampo, circondato com’è da forti nuclei Austriaci … nella furiosa mischia corpo a corpo, il gruppo di destra, decimato ed impossibilitato a proseguire nella resistenza, inizia la sua ritirata…”
In questa Storia del Battaglione “Aosta” nulla pertanto di specifico risulta, in merito al momento in cui cadde il Ten. Urli, mentre, l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore attesta:
“… nella notte del 19, finalmente, dopo quattro successivi contrattacchi, uno più violento dell’altro, l’avversario poté aver ragione degli eroici difensori del Dente e ricuperare la posizione … durante l’ultimo contrattacco fu visto il Ten. Urli, circondato, insieme con un gruppo di soldati, battersi disperatamente fino all’estremo, all’arma bianca, finché cadde colpito a morte …”
Il Generale Graziani che aveva assistito alla mischia svoltasi sul Dente, nell’annotare la proposta alla Medaglia d’Oro al Tenente Urli, scrisse:
“Da una posizione retrostante ho assistito a questa epica lotta e non ho mai visto prove di valore più sublimi in tutta questa guerra di quelle date dal Tenente Urli …”
Come già si è visto, gli italiani avevano impiegato anche reparti della Brigata Liguria, collocandoli al centro della posizione; il Capitano Coda così ne descrive la vicenda:
“… la nebbia favorisce il nemico, che conosce palmo a palmo il terreno; alle 5 esso tenta con forze fresche e imponenti il secondo contrattacco. La 3a/158° è sopraffatta, indietreggia, cede … Alle 6 un intenso cannoneggiamento prelude una nuova mazzata e la 4a/158° accorre a rafforzare la difesa, ma si passa attraverso una bufera d’acciaio, e di essa non arriva in linea nemmeno la metà! Per istrada sono caduti il Capitano e due Ufficiali su tre …”
Poiché secondo l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore, il Tenente Urli cadde nell’ultimo dei quattro successivi contrattacchi, ciò sarebbe avvenuto dopo le ore 6 del 19 ottobre 1916.
Il Generale Pompilio Schiarini, ricorda l’azione in cui Urli cadde e in relazione all’ordine finale del Comandante di Divisione di sgombero totale dalla posizione sul Dente, aggiunge:” … Urli non sgombrò …”
Un alpino raccontò che Urli ebbe rotta la mascella destra e lo zigomo. L’attendente (che si gettò in un canalone per salvarsi) rivelò che Urli cadde sotto i colpi delle baionette avversarie piuttosto che arrendersi.
LA MEDAGLIA D’ORO AL V.M.
Il Luogotenente Generale di S.M. il Re, con suo decreto, ha conferito la Medaglia d’Oro al V.M. al tenente di Complemento del 4° Alpini Tenente Urli Sig. Ferdinando, con la seguente motivazione
“A capo di un esiguo manipolo di volontari, con mirabile ardimento, si slanciava per primo nelle trincee nemiche, fugandone il presidio e catturandovi un numero di avversari cinque volte superiore a quello dei suoi soldati. Per trentasei ore dava continua, fulgida prova di coraggio, opponendo una ostinata resistenza ai sempre più violenti attacchi nemici. Circondato dall’avversario, rifiutava di arrendersi, seguitando coi pochi suoi superstiti a battersi con bombe a mano e colla baionetta, finché sopraffatto dal numero degli assalitori e colpito a morte, cadde eroicamente sul Campo.
Dente del Pasubio, 17 – 18 – 19 ottobre 1916″
Registrato alla Corte dei Conti addì 31 gennaio 1918, registro N. 75 Guerra A.M., foglio N. 3
Roma 21 settembre 1918
Il Ministro segretario di Stato per gli Affari della Guerra
f.to Zupelli
NEL SUO RICORDO: ONORE ED AMMIRAZIONE
Là dove gli eterni silenzi e la misteriosa pace delle aquile, sono ora restaurati, Ferdinando Urli riposa, come lui ha desiderato, “…tra le nevi ed i pochi sterpi dell’Alpe …” , ma in quella solitudine, la presenza spirituale di un cuore amico diventa una inderogabile condizione di pace ” … dormirò in pace se aleggerà sopra i miei resti mortali la prece di un amico …”.
Il Battaglione “Aosta” dedicò a Ferdinando Urli un ricovero sul Panettone Medio del Pasubio.
Nella “Zona Nazionale del Pasubio”:
– nell’Ossario dei Caduti, sul Suo speciale loculo, un’iscrizione ricorda Ferdinando Urli Medaglia d’Oro al V.M. e conclude” … ma questa tomba è un’ara”
– sul Dente del Pasubio, un cippo con inciso il Suo nome, ricorda il Suo olocausto.
– per determinazione del Ministero della Guerra, nell’anno 1929, la Caserma “Sempione” di Domodossola, venne intitolata “Caserma Ferdinando Urli”
– nella Sua madre terra friulana, nel comune di residenza Magnano in Riviera un Cippo accanto al Monumento ai Caduti ricorda il Suo eroico sacrificio
– a Lui è dedicata la piazza centrale di Magnano in Riviera
– a Lui è dedicata un’aula didattica presso la SMALP Scuola Militare Alpina di Aosta
– a Lui è dedicata una via di Udine
– a Lui è dedicato il gruppo Alpini di Magnano in Riviera (UD)
– a Lui è dedicato il gruppo Alpini di Fagagna (UD)
– a Lui è dedicato il Gruppo Alpini di Talmassons (UD)
– a Lui è dedicata la nostra libertà.
EPILOGO
Alle falde del Pasubio (montagna dei Kaiserjaeger e golgota degli Alpini) ad universale memoria e glorificazione di tutti i Caduti, dal Colle di Miravalle, a 4 km da Rovereto, la Campana dei Caduti, fusa con il bronzo fornito dalle nazioni che parteciparono alla Prima Guerra mondiale suona ogni sera per orientare le coscienze a ricordare quelle vittime, per ammonire ogni uomo affinché non dimentichi il dramma, per diffondere ed espandere con i suoi rintocchi il sublime e profondo significato del sacrificio e del dolore nella specifica ed universale sacralità per la quale uomini e popoli sono chiamati a riconoscersi nella fratellanza.